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Lady Bird: cercasi identità

Aggiornamento: 6 apr 2021




Adolescenza: età di dirompenti ribellioni o età del possibile?


Quando si pensa all’adolescenza, quel delicato periodo di transizione, di passaggio dall’infanzia all’età adulta, le prime parole che vengono in mente hanno quasi sempre un’accezione negativa: ribellione, conflitti, deviazione, noia, opposizione, irragionevolezza, mancanza di controllo, trasgressione e così via.

Insomma, per qualche ragione, siamo portati a considerare quell’ampio e non ben definito arco di anni che separano l’età dei giochi e della fantasia dall’età della maturità, come un periodo difficile e turbolento che tende a esprimersi unicamente in forme negative e problematiche.


Eppure, siamo sicuri che sia davvero così? O meglio, siamo sicuri che l’adolescenza sia solo questo? Non stiamo, forse, limitandoci a vedere solo il bianco e il nero senza considerare tutte le sfumature?


Con questo non si vogliono negare i profondi sconvolgimenti, i momenti di crisi, l’eccesso destabilizzante che questa fase di passaggio porta con sé, anzi, sembra proprio che l’aspetto principale su cui gli studiosi concordano nel definire questo preciso momento evolutivo sia esattamente l’idea di un divenire apparentemente senza controllo e costellato da numerosi e profondi cambiamenti. Piuttosto, si vuole suggerire di ampliare lo sguardo e abbracciare tutti i colori che fanno parte dell’adolescenza, per arrivare a coglierne l’essenza più profonda:


“il coraggio di avere un destino e farsene carico, il coraggio di cogliere se e per cosa valga la pena vivere, il coraggio per acconsentire al fatto di essere nati, per accordare consenso all’assoluto involontario di essere qui”.


Dunque, l’adolescenza come l’età in cui si apre il mondo del possibile in termini di scelte personali, relazionali e valoriali. L’adolescenza come il tempo in cui cominciare a dire “Io”, in cui iniziare a dare forma alla propria identità.




La tematica dell'identità in Lady Bird


Questo precisamente è quello che impegna Lady Bird, protagonista dell’omonimo film, durante il suo ultimo anno di liceo.

Lady Bird è una ragazza di 17 anni, alle soglie della maggiore età, adolescente complessa, qualcuno, forse, preferirebbe problematica, sicuramente irrequieta e brillante e alle prese, oltre che con una serie numerosa di prime volte, con uno di quei momenti in cui la vita ci chiama nome e cognome, alle prese, insomma, con una scelta importante per il suo futuro: quella del college.


Lady Bird è chiamata a decidere come giocare la sua vita.


Lei, così piena di desideri, sogni a occhi aperti e fervide speranze, si trova, però, a fare i conti con una realtà molto diversa e ingabbiante, con un contesto, a cominciare da quello familiare, che, anziché accogliere quel suo modo di essere e prendere sul serio i suoi slanci di affermazione, la sua sete di libertà e quell’eccesso adolescenziale che la caratterizza per guidarlo e indirizzarlo, non fa altro, invece, che minimizzare, criticare e cercare di tarparle le ali.

Ma l’arrendevolezza non fa certo parte di Lady Bird, che, pur immersa in una routine disperante fatta di problematiche economiche e regole provinciali, una routine che rischia di vincere sul suo desiderio di esplorazione del possibile, è comunque pronta a imparare anche da sola ciò che le serve per raggiungere i suoi obiettivi, ciò che crede essere la sua destinazione.


Lady Bird non ha paura di essere fatta per volare, altrimenti non avrebbe scelto proprio questo nome per definire se stessa, o meglio, la sé in cammino in quel complesso processo di costruzione identitaria.




Senza Lady Bird Christine non esisterebbe


Christine è il suo vero nome, un nome in cui, tuttavia, Lady Bird non si riconosce: aderire al nome assegnatole dai suoi genitori, infatti, significherebbe, in qualche modo, rinunciare al tentativo di superare i limiti imposti dalla famiglia e dalla città di provincia, Sacramento, in cui si è trovata a vivere, significherebbe rinunciare a cercare e accettare, invece, quei progetti più sicuri, ma rassegnati in cui gli altri vorrebbero rinchiuderla.


Mentre tutti cercano di aiutare Lady Bird a essere realista, lei, invece, avrebbe bisogno di qualcuno capace di amarla per quello che è e accoglierla come nemmeno lei è in grado di fare con se stessa, capace di aprirle lo sguardo e di farle intravedere ciò che lei ancora non è in grado di cogliere da sola.

Quel qualcuno che saprà “accogliere e raccogliere i suoi frammenti sconnessi” è la suora del liceo che Lady Bird frequenta che, dopo aver letto il suo tema per il college che ha come protagonista proprio la sua città, Sacramento, tanto detestata, eppure qui descritta con affetto e una tale cura, inizia a farle intravedere che quella città e quelle origini di cui tanto si vergogna, in realtà, costituiscono una parte importantissima della sua identità.


Ma prima di arrivare a capire tutto questo, Lady Bird ha bisogno di negare chi è per poi compiere il cammino a ritroso.


Così, mossa da quella sensazione che le fa credere di essere fuori posto e dalla paura di non vivere abbastanza, la ragazza sfida la sicurezza, prende in mano la sua vita, si fa carico del suo destino a partire dalla messa in discussione di se stessa fin nel profondo della sua stessa identità.


Il cambio del nome “è un atto di paternità e autorialità e un modo per trovare la propria identità creandone una nuova. È una bugia al servizio della verità”.

Lady Bird inizia a sperimentarsi in una molteplicità di ruoli anche molto distanti da quelli che le sarebbero più propri, insomma, ricerca tutta una serie di situazioni in cui mettersi alla prova, mostrandosi, così, all’opera nella costruzione di quella che gli studiosi definiscono l’idea di sé cercata.

Ma provandosi in panni molto distanti da quelli in cui aveva vissuto fino a quel momento, rifiutando con forza tutte le precedenti identificazioni e arrivando perfino a rinnegare le sue origini con l’allontanamento da casa, ecco che accade qualcosa di inaspettato. Inizia quel movimento a ritroso che condurrà Lady Bird a comprendere finalmente che proprio quelle origini che credeva di detestare e da cui desiderava tanto fuggire, in realtà, fanno parte di lei, la definiscono.


Lady Bird inizia a comprendere che la vera strada è rimanere fedele a se stessa.


E così, finalmente, è pronta a lasciar andare Lady Bird per affermare con l’orgoglio di chi ha compiuto un lungo viaggio con le sole proprie forze, di essere Christine. Non importa dove, non importa con chi, perché ora lo sa, ora sa chi è e come vuole giocare la sua vita, ora sa di essere Christine.



La storia di Lady Bird è un esempio preziosissimo di come il processo di costruzione identitaria richieda la capacità di realizzare una sintesi personale e originale, un’organizzazione globale e dinamica di tutte le identificazioni precedenti, che non devono essere né replicate in modo meccanico e inconsapevole, né rinnegate strenuamente senza portare nulla in salvo.

La storia di Christine-Lady Bird mette in luce come l’identità non coincida semplicemente con l’esperienza e la consapevolezza di sé, ma anche e soprattutto con lo sforzo compiuto per differenziarsi.


Quindi, forse, è arrivato il momento di abbandonare l'idea che adolescenza significhi soltanto ribellione, noia e trasgressione senza senso, per abbracciare, invece, la consapevolezza che questa fase di vita, come nessun'altra, richiede la disponibilità a mettersi in gioco nel complesso processo di costruzione identitaria.


Solo guardando i ragazzi da questa prospettiva impareremo a non mortificare i loro slanci pieni di vita e desideri, quanto piuttosto ad accoglierli con entusiasmo e a guidarli sapientemente perché possano trovare compimento.

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